Nascita e storia del fumetto, mezzo di crescita e formazione culturale di massa (I parte)
A cura di Alfonso Licata
Il fumetto, al pari del cinema e della televisione, è parte integrante della cultura popolare. Quando si parla di “cultura popolare” ci si riferisce a un contesto storico e sociale ben preciso, quello novecentesco caratterizzato dai mezzi di comunicazione di massa. Anche il fumetto rientra in quel gruppo di strumenti comunicativi di cui fanno parte i media più diffusi come la radio, la televisione e i giornali. Inoltre il fumetto ha subìto una importante evoluzione da quando, nato come fenomeno culturale del tutto marginale, si è man mano, nel corso dei secoli, ritagliato uno spazio sempre più importante all’interno della società.
Durante questo percorso, segnato da varie tappe fondamentali, il fumetto ha assunto un proprio linguaggio e propri mezzi espressivi, sviluppando vari stili, gusti e tradizioni; tutti elementi necessari per affermarsi nel secolo scorso come fenomeno artistico a tutti gli effetti. Poichè l’uomo ha sempre unito il disegno grafico con il linguaggio verbale, da un certo punto in poi della nostra storia, l’incontro tra l’immagine e la parola ha generato il fenomeno chiamato “fumetto”.
La satira di costume, polemica e spietata, condotta attraverso disegni caricaturali e simbolici, prende piede soprattutto in Inghilterra e in Francia tra il ‘600 e il ‘700 ma gli anticipatori immediati e diretti del fumetto, in senso cronologico, sono Töpfer (1799-1846) e Busch (1832-1908), i quali invasero le pagine dei giornali europei con le loro storielle per immagini che influenzarono tutti i loro successori. Siamo così giunti ai caricaturisti americani della fine del XVIII° secolo che diedero inizio alla gloriosa avventura delle Comic strips, anche se è soltanto alla fine del XIX° secolo che possiamo iniziare a parlare di fumetto vero e proprio.
La data di nascita ufficiale del fumetto è il 5 maggio 1895 quando, sulle pagine del primo supplemento a colori del New York World di proprietà di Joseph Pulizer, apparvero le vignette del disegnatore R.C. Outcalt intitolate Down Hogan’s Alley: si trattava di un’unica grande vignetta che dava modo all’autore di rappresentare una originale cronaca degli avvenimenti dei quartieri più malfamati con l’innovativa caratteristica di riportare i dialoghi dei personaggi racchiusi in una nuvoletta di “fumo”. Il personaggio protagonista di queste vignette era Yellow Kid, un bizzarro ragazzino, completamente calvo e con le orecchie a sventola, vestito con un camicione giallo lungo fino ai piedi in cui erano inserite le sue battute. Da quel momento il fumetto conobbe negli Stati Uniti una larghissima diffusione, divenendo una delle più potenti attrattive per i lettori dei giornali quotidiani. Possedeva un potere persuasivo superiore a quello del romanzo di appendice, del quale in un certo senso aveva preso il posto. Inoltre i disegni accanto agli articoli erano molto efficaci per le persone immigrate che non ancora possedevano un lessico adeguato per leggere un’intera pagina di giornale. Contribuì in maniera rilevante al successo immediato del fumetto anche il consolidarsi negli U.S.A. del potere della stampa: alla fine del 1890 si contavano più di ventimila pubblicazioni periodiche.
Nato come intrattenimento puro, il fumetto in breve tempo diventa lo “specchio” (deformante) della società americana. Buster Brown (1902) altro personaggio uscito dalla matita di Outcault, rappresentava, attraverso l’immagine di un ragazzino pulito, educato e di buona famiglia, la nazione americana di inizio ‘900 con la nuova classe media urbana, ricca e industrializzata. Dal 1915 nascono i Syndicates, agenzie di mediazione tra autori e editori e la proprietà dei personaggi passa dai quotidiani alle agenzie. Nascono in questo periodo le prime strisce quotidiane (daily strips) differenziate dalle grandi tavole dei supplementi domenicali a colori (sunday tables).
Le più grandi agenzie di fumetto furono quelle di Patterson e di Hearst che crearono due colossi editoriali. Basti pensare che dall’agenzia di Hearst esce, nel 1919, il grande Elzie Crisler Segar che nelle sue strisce intitolate Thimble Theatre fa comparire per la prima volta fantastico marinaio con la pipa Popeye ( il nostro Braccio di ferro ).
Nel particolare clima americano degli Anni 30 i protagonisti delle strisce di fumetti sono utilizzati per trasmettere il valore delle virtù americane del riscatto sociale. Little Orphan Annie ad esempio, creata da Harold Gray nel 1924, è un’orfana adottata da un industriale che ha accumulato ricchezza grazie alle commesse della Prima Guerra Mondiale. È chiaro quindi come il personaggio e le storie volessero rafforzare la morale conservatrice di una società capitalistica. Blondie e Dagoberto (di Chic Young) sono i rappresentanti della famiglia americana ideale; mentre Li’l Abner (del premio Nobel Al Capp), un agricoltore circondato da bellissime figure femminili, rappresenta pienamente la povertà diffusa durante la Grande Depressione.
Sempre a questi anni appartiene un’altra icona del fumetto americano, Mandrake (di Lee Falk e Phil Davis) una sorta di mago protagonista di avventure di carattere gotico, che in qualche modo può essere considerato il prototipo del supereroe che, come vedremo, si afferma solo nel decennio successivo.
Il secondo conflitto mondiale fece scattare l’arruolamento anche dei personaggi dei fumetti: primo fra tutti il protagonista della striscia Terry and the Pirates di Milton Caniff, che racconta le gesta di un aviatore americano impegnato nel Pacifico. I fumetti, con personaggi come Captain America, furono uno straordinario mezzo di propaganda bellica e di promozione dell’eroismo dei soldati americani.
La vera e più efficace incarnazione del sogno americano è però senza dubbio Mickey Mouse, il nostro inconfondibile Topolino, apparso per la prima volta il 18 novembre del 1928 nella storica prima del cortometraggio Steamboat Willie e approdato nelle strips di carta solo nel 1930. Come tutti sanno Topolino è un eroe sempre positivo, onesto e laborioso, vera incarnazione dell’ideale americano del self-made man.
In conclusione, nato per riempire le pagine dei quotidiani, il fumetto dalle origini alle moderne storie supereroistiche create dalla DC Comics prima e dalla Marvel dopo, può essere considerato la più vivace e lucida rappresentazione del sogno americano.
Gli anni Trenta, considerati “l’età dell’Oro” del fumetto statunitense sia per la quantità che per la qualità di autori e personaggi comparsi in questo periodo e segnano l’inizio, in Italia, della creazione e della storia del fumetto ad opera di storici editori come Nerbini, Vecchi e Mondadori