Per tetto, un cielo di stelle
di Settimio Cavalli
Chi passeggi per il lungomare di Santa Cruz de La Palma avrà sotto i piedi la ‘Passeggiata delle stelle della scienza’, così come a Los Angeles hanno la passeggiata delle ‘stelle di Holliwood’. Il viaggiatore che metta piede in Los Llanos in maggio potrà godere del ‘Festival delle stelle di La Palma’, il cosiddetto ‘Festivalito’ oggi alla sua quattordicesima edizione. L’astrofilo che visiti il Museo archeologico di Los Llanos o il Museo Insular a Santa Cruz si potrà estasiare ammirando spettacolari fotografie del cielo notturno. Siamo fortunati noi palmeri: basta alzare la testa al sorgere della notte e mille e mille stelle occhieggiano dall’alto. È per questo che il Roque de los Muchachos ospita nei suoi 2.400 metri di altitudine la più grande e varia riunione di telescopi dell’emisfero nord.
Ci sono telescopi solari come lo svedese SST, l’olandese DOT e il futuro EST, la maggiore infrastruttura europea che richiederà un investimento di circa duecento milioni di euro; impianti completamente automatici come il Liverpool, gestito direttamente dalla omonima Università via telematica; meridiani come il Carlsberg (Spagna, Regno Unito e Danimarca); aperti, per la cattura dei raggi gamma, come il gruppo MAGIC di 4, 17 e 37 metri di diametro (Germania e Spagna); tradizionali come l’ Herschel (Regno Unito e Olanda), il Newton (Regno Unito e Olanda), il Kaptein (Regno Unito, Olanda, Irlanda e Portogallo), il belga Mercator, lo spagnolo Grantecan – finora il maggior telescopio ottico del mondo, con uno specchio di 10,4 metri di diametro –, il Telescopio Nazionale Galileo, legato alla Fondazione Nazionale Galileo Galilei dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dal curioso aspetto più simile a un capannone industriale che fluttua nello spazio che a un osservatorio. E molti altri, tutti sotto lo sguardo protettivo del Monumento all’Infinito, obelisco creato da César Manrique in occasione dell’inaugurazione, nel 1985, dell’Osservatorio Astrofisico.
Oggi, giá da abbastanza tempo, le stelle – se hanno cinque raggi – hanno anche un enorme significato simbolico e le incontriamo in moltissimi luoghi, più o meno nobili. Sono nella bandiera nazionale di almeno quarantotto Paesi e di innumerevoli Regioni, dalla ‘stellata’ catalana alla nazionalista canaria che ostenta sette stelle, una per ogni isola. Ci sono Paesi che non la hanno nella bandiera nazionale, come l’Italia che la tiene però nello Stendardo Presidenziale e nel suo patrimonio di valori nazionali, come la ‘Stella al Merito del Lavoro’. Stelle brillano nelle decorazioni, sia civili che militari, e il numero di stellette indica il grado negli eserciti di molti Paesi; una stella a cinque punte adorna gli aerei militari e i carriarmati degli USA e della China, come adornava quelli dell’Unione Sovietica. Una stella a cinque punte di un solo tratto (il ‘pentacolo’) è simbolo della fede anarchica, così come lo fu della Rote Armé Fraktion tedesca e delle Brigate Rosse italiane. In un ambito più tranquillo e mondano, oggi le stelle indicano il livello qualitativo di alberghi, ristoranti, vini e un lungo eccetera.
Ma dove e quando nacque questa stella come simbolo?
Le stelle, “corpi celesti gassosi di massa uguale ad almeno otto centesimi della massa solare” secondo il dizionario Devoto-Oli, sono più o meno sferiche e l’occhio umano le percepisce puntiformi. E puntiformi appaiono nelle prime immagini che abbiamo del cielo; puó darsi rappresentino stelle i punti che adornano la ‘Grotta delle stelle’ ad Artenara in Gran Canaria. Con il passare del tempo, e per sottolinearne il tipico brillare, i pittori aggiunsero raggi; molti inizialmente poi sempre meno, fino a otto, sette, sei e alla fine tutte o quasi le stelle che ci circondano ne tengono cinque.
Da un punto di vista geometrico, questo ‘pentagramma pitagorico’ nasce dal pentagono regolare. Sia come prolungamento dei suoi lati fino a incontrarsi e dar forma a cinque triangoli isosceli uguali (i ‘raggi’ della stella); sia come congiunzione, interna al pentagono, di ogni vertice con i vertici opposti e formare così cinque triangoli isosceli uguali che, incrociandosi, danno vita a una stella. Sia come sia, esterna o interna al pentagono, la stella è figlia del numero cinque che, secondo il Dictionnaire des symboles, “esprime l’unione dei ‘diversi’. Sposa in unione feconda il tre, principio vitale maschile, con il due, principio vitale femminile. Simbolizza l’androginia ed è segno di riconoscimento di chi appartiene allo stesso circolo: nell’antichità, per i pitagorici era la strada per la conoscenza segreta”. Ecco dunque la ‘stella fiammeggiante’ che rappresenta la manifestazione centrale della luce nel mondo massonico.
Per terminare, mi si permetta una breve digressione patriottica, d’obbligo in questo anno in cui celebriamo il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri.
Ognuna delle tre cantiche della Commedia termina con la parola ‘stelle’. Salendo dall’Inferno, “E quindi uscimmo a riveder le stelle.”; lasciando alle spalle il Purgatorio, “puro e disposto a salire alle stelle.”; al termine del Paradiso e dell’intera Commedia, “A l’alta fantasia qui mancò possa; / ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, / sì come rota ch’igualmente è mossa, / l’amor che move il sole e l’altre stelle.” La Commedia rappresenta la ricerca della luce persa nella ‘selva oscura’, e finalmente Dante, al termine del suo viaggio iniziatico uomo nuovo, riesce a vedere la luce, e la luce coincide con le stelle.
Settimio Cavalli
Por techo, un cielo de estrellas
di Settimio Cavalli
El transeúnte que patee por la avenida Marítima en Santa Cruz de La Palma, tendrá bajo sus pies el ‘Paseo de las estrellas de la ciencia’, así como en Los Ángeles tienen el paseo de ‘las estrellas de Hollywood’. El viajero que visite en mayo Los Llanos, disfrutará el ‘Festival de las estrellas de La Palma’, el así llamado ‘Festivalito’ hoy en su edición XIV. El astrófilo que visite el Museo Arqueológico en Los Llanos o el Museo Insular en Santa Cruz, se extasiará mirando espectaculares fotografías del cielo nocturno. Nosotros los palmeros, tenemos suerte: basta con levantar la cabeza al anochecer, y miles y miles de estrellas nos traslucen desde arriba. Por eso, el Roque de los Muchachos alberga, en sus 2.400 metros de altitud, la más amplia y varia congregación de telescopios del hemisferio norte.
Hay telescopios solares, como el sueco SST, el holandés DOT y el venidero EST, la mayor infraestructura europea que supondrá una inversión de unos doscientos millones de euros; hay totalmente automáticos, como el Liverpool gestionado directamente desde la Universidad de Liverpool vía telemática; hay meridianos, como el Carlsberg (España, Reino Unido y Dinamarca); hay abiertos para la detención de rayos gamma, como el grupo MAGIC de 4, 16 y 37 metros (Alemania y España); hay tradicionales, como el Herschel (Reino Unido y Holanda), el Newton (Reino Unido y Holanda), el Kaptein (Reino Unido, Holanda, Irlanda y Portugal), el Mercator (Bélgica), el español Grantecan – hasta hoy el mayor óptico del mundo, con un espejo de 10,4 metros de diámetro -, el Telescopio Nacional Galileo, vinculado a la Fundación Galileo Galilei del Instituto Nacional de Astrofísica de Italia, que, curioso de verdad, es más parecido a una nave industrial que a un observatorio astronómico. Y muchos más; todos ellos, bajo la mirada y la protección del Monumento al Infinito, obelisco creado por César Manrique con motivo de la inauguración, en 1985, del Observatorio Astrofísico.
Hoy día, y desde bastante tiempo, las estrellas – si son de cinco puntas – tienen también un significado simbólico enorme, y las encontramos en todas partes, más y meno nobles. Están en la bandera nacional de al menos cuarenta ocho Países y de innumerables Comunidades, desde la estrellada catalana hasta la nacionalista canaria que luce siete estrellas, una para cada isla. Hay Países, como Italia, que no la tienen en su bandera, pero sí el Estandarte Presidencial y en su patrimonio de valores nacionales, como la ‘Stella al Merito del Lavoro’ (estrella al mérito del trabajo). Estrellas lucen en las condecoraciones, sea civiles sea militares, y estrellas indican el grado en la armada de muchos Países; una estrella de cinco puntas adorna los aviones de combate y los tanques de los Estados Unidos y de China, así como adornaba los de la Unión Soviética. Una estrella de cinco puntas de un sol trato (el ‘pentaculo’) simboliza la fe anarquista, así como simbolizó la Rote Armé Fraktion alemana y las Brigadas Rojas italianas. En un ámbito más tranquilo y mundano, hoy las estrellas cualifican el nivel y la cualidad de hoteles, restaurantes, vinos y un largo etcétera.
Pero, ¿dónde y cuando nació esta estrella como símbolo?
Las estrellas, “cuerpos celestes que emiten radiaciones producidas por reacciones termonucleares” según RAE, son, más o menos, esféricas; y el ojo humano las percibe puntiformes. Y puntiformes lucen en las primeras imagines que tenemos del cielo; como puede sean estrellas las que adornan la Cueva de las estrellas en Artenara. Con el pase del tiempo, y a subrayar el típico brillo estelar, los pintores les aplicaron rajos; inicialmente muchos, pues bajaron, hasta ocho, siete, seis y al final todas, o casi, las estrellas que nos circundan hoy en día tienen cinco.
Geométricamente, este ‘pentagrama pitagórico’ nace desde el pentágono regular. Sea como prolongación de sus lados hasta encontrarse y dar forma a cinco triángulos isósceles, iguales entre sí (los ‘rayos’ de la estrella); sea como conjunción, interna al pentágono, de cada vértice con los vértices opuestos y dar forma a cinco triángulos isósceles, iguales entre sí, que, cruzándose, dan forma a una estrella. Sea cual sea, externa o interna al pentágono, la estrella es hija del número cinco, que, según el francés Dictionnaire des symboles, “exprime la unión de los ‘diferentes’. Casa, en unión fecunda, el tres, principio vital masculino, con el dos, principio vital femenino. Simboliza la androginia y es el signo de reconocimiento de los que participan de la misma peña: en la antigüedad, para los pitagóricos era la vía al conocimiento secreto”. De aquí la ‘estrella flamígera’, que representa la manifestación central de la luz en el mundo de la masonería.
Para terminar, permitidme una pequeña digresión patriótica, obligo en este año en el que celebramos el 700 aniversario de la muerte de Dante Alighieri.
Cada una de las tres Canticas de la Comedia termina con la palabra ‘estrellas’, y utilizo aquí la espléndida traducción de Ángel Crespo. Saliendo del Infierno, “y otra vez contemplamos las estrellas”; dejando a sus espaldas el Purgatorio, “puro y pronto a subir a las estrellas”; al final del Paraíso y de la Comedia entera, “la alta fantasía fue impotente;/ mas a mi voluntad seguir sus huellas,/ como a otra esfera, hiso el alma ardiente/ que mueve al sol y las demás estrellas”. La Comedia escenifica la búsqueda de la luz perdida en la ‘selva oscura’, y por fin Dante, hombre nuevo al terminar su viaje iniciático, consigue ver la luz, y la luz coincide con las estrellas.
Settimio Cavalli