Ciao Dante, “eroe dei due mondi”, dicci che le tue ceneri riposano in Argentina
di Francesca Passini (tratto dal periodico Vivi le Canarie)
Il 2021 ci sta lasciando. Una delle poche cose per cui vale la pena ricordarlo è ciò che rappresenta per la storia del nostro paese e per la bellezza fatta letteratura, ovvero i 700 anni dalla morte di Dante. L’illustre toscano non unificò l’Italia a suon di fucili, ma con la potenza delle parole. Qui ci va di raccontarlo da una nuova prospettiva, che incuriosisce tutti noi nuovi, vecchi ed ex-espatriati, la prospettiva di chi se l’è portato nel cuore quando ha lasciato l’Italia.
Molti sono i miti e le leggende che narrano delle ceneri di Dante e noi vi vogliamo raccontare di quella volta che sono finite in Argentina – guarda caso – la seconda patria degli italiani.
Esiste a Buenos Aires un edificio, il “Palacio Barolo”, al cui interno sembra sia stata recuperata una scultura che avrebbe contenuto le ceneri di Dante Alighieri. Si tratta di un’opera creata da Mario Palanti, non solo scultore, non solo pittore, non solo architetto dell’iconico edificio, ma anche e soprattutto italiano emigrato in Argentina. Nel 1919, l’artista-architetto fece realizzare una scultura in bronzo intitolata “La Ascensión”, che pare avrebbe poi nascosto al suo interno le ceneri di Dante Alighieri.
La scultura era destinata ad essere esposta all’interno del Palacio Barolo, ma si perse misteriosamente nel cammino. Adesso, un secolo dopo, è stata ritrovata una parte della scultura e presentata nell’emblematico edificio situato nella centralissima Avenida de Mayo, al civico 1370, nella città di Buenos Aires. Edificio che nel 1995 è stato dichiarato “Monumento Histórico Nacional”, progettato dal Palanti su committenza di Luigi Barolo, ed inaugurato nel 1923. Dalla sua costruzione, vari miti e rumori aleggiano intorno alle mura di questo palazzo, la cui anima si ispira alla Divina Commedia, perché il Palacio Barolo è la rappresentazione materiale, nonché verticale, dell’opera di Dante.
Barolo emigrò in Argentina durante la prima grande ondata migratoria, nel 1890, per diventare un importante imprenditore tessile. Intorno al 1910 conobbe l’architetto, anche se alcuni storici affermano che Barolo e Palanti si conoscessero da prima, perché entrambi forse membri della Loggia Massonica chiamata “Fede Santa”. La stessa era vincolata ai Templari, ed era stata proibita dal Papa nel XIV secolo. Non si esclude che nel Medio Evo ne facesse parte anche Dante, come sostiene lo storico dell’architettura argentina Carlos Hilger.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Barolo e Palanti temevano che l’Europa sarebbe stata distrutta dal conflitto e pensarono che il Palacio Barolo sarebbe stato il luogo migliore per far riposare le ceneri dell’illustre fiorentino. Disegnarono quindi un luogo sotto la volta centrale dell’edificio, dove porre una statua di bronzo di 1,50 metri di altezza, che rappresentasse lo spirito del poeta appoggiato su un’aquila che lo portava in paradiso. Ma la scultura venne rubata quando la nave che la trasportava dall’Italia attraccò al porto di Buenos Aires. Le ceneri di Dante sono state oggetto di svariate leggende, e anche se la tomba ufficiale si trova a Ravenna, è altrettanto vero che sono sparite più volte nel corso della storia.
A questo punto è lecito chiedersi se non siano arrivate a Buenos Aires per volontà del Barolo. Una teoria strampalata, sembrerebbe, ma se si tiene conto che in quel momento il 50% dei cittadini argentini era italiano, che l’Argentina in quel momento era tra i paesi più potenti al mondo, che si temeva che l’Europa sarebbe stata distrutta di lì a poco, e che tante altre opere e oggetti di valore, prima, durante e dopo le guerre del ‘900 sono state portate clandestinamente in Argentina, non ci sono motivi per non credere possibile una simile teoria. La scultura infatti, su incarico del Palanti, venne realizzata a Trieste, prima di essere trasportata e persa nel porto di Buenos Aires.
Naturalmente, non sapremo mai, se questa leggenda contiene una qualche verità, ma ciò che è indubbio è che la venerazione per Dante ha reso possibile un progetto edilizio unico al mondo, anzi no, perché il Palacio Barolo, ispirato alla Divina Commedia, ha un fratello gemello sull’altra sponda del Rio della Plata, nella città di Montevideo, il Palacio Salvo: “Il sogno del Palanti era infatti quello di illuminare tutto l’estuario del Rio della Plata attraverso questi due fari, perché tutta questa zona ha un richiamo estremamente significativo, dato che si trova sotto la costellazione della croce del sud, un elemento che troviamo nella Divina Commedia e che ha una funzione sacra. Queste due torri possono essere infatti viste come le colonne di Ercole”(genteditalia.org).
Entrambi sono riferimenti dell’architettura esoterica latinoamericana e contengono elementi strutturali che fanno riferimento diretto alla Divina Commedia di Dante. Misurano 100 metri di altezza, come i Canti dell’opera, e, come per le strofe dei versi, ci sono 22 piani. Concettualmente sono divisi in Inferno, Purgatorio e Paradiso, coronati da un faro che simboleggia la figura di Dio.
La parte inferiore ed il sottosuolo rappresentano l’Inferno, mentre il Purgatorio si sviluppa dal piano 1 al piano 14, ed ogni due piani viene rappresentato uno dei sette vizi capitali. Il Paradiso si trova nella torre dell’edificio, dal piano 14 al piano 22. Questi 8 piani rappresentano gli otto corpi celesti del sistema solare di Dante: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno e le Stelle. Lo stile degli edifici rappresenta i primi grattacieli in America Latina, con elementi neo-romanici e neo-gotici, anche se la cupola è in stile indù, precisamente della regione di Bhubaneshwar, simile ai templi dell’Amore e rappresenta l’unione tantrica tra Dante e Beatrice.
Francesca Passini
(tratto dal periódico Vivi le Canarie)