Tradurre Dante​

Quando, tanto tempo fa a San José in Costarica, incontrai in un negozietto una versione spagnola in prosa della Divina Commedia, non resistii alla tentazione e la comprai. Non c’era il nome del traduttore, né curatore, nemmeno il ©, peró ‘Panamericana Editorial, Bogotá, 1989’.

Francesco, santo e poeta

Figlio di Pietro di Bernardone, agiato mercante, e di monna Pica Bourlemont appartenente alla nobiltà provenzale, nacque ad Assisi nel 1182 e lo chiamarono Giovanni, ma fu soprannominato Franzesco (figlio della francese) in omaggio a sua madre. Ebbe un fratello, Angelo, di cui non si sa nulla, e visse la tipica giovinezza del ragazzo ricco, viveur e un po’ discolo. Prese parte alle guerre tra guelfi (sostenitori del Papa) e ghibellini (sostenitori dell’ Imperatore) e passò più di un anno nel carcere militare di Perugia, finché il padre riuscì a riscattarlo per denaro.

D.D. Dante Day

Scrive Gianfranco Contini in ‘Leggere Dante’, prefazione alla edizione di Vittorio Sermonti della Commedia (RCS Rizzoli Libri, Milano 1988): “La parola ‘dantista’ la udii la prima volta nella mia infanzia” e conclude che “la nostra guida d’oggi [Sermonti] ha il vantaggio di non appartenere ad alcuna setta di dantologi”.

Dante e la Fede.

Ho avuto più volte la fortuna di parlare di fede con persone che professano l’ateismo. Di uno in particolare mi ha stupito la razionalità e la sicurezza : il grande giornalista Mimmo Candito, marito di mia cugina Marinella Venegoni, era assolutamente certo della assenza di Dio.

Cante Gabrielli, l’esiliatore di Dante

Appartenne alla nobile famiglia che godette di una estrema fiducia presso la Santa Sede tanto che molti Gabrielli ebbero un ruolo importante nel periodo delle lotte tra guelfi e ghibellini. Era fratello di Bino, podestà di Firenze nel 1306, padre di Jacopo o Giacomo, senatore di Roma, capitano di guardie e due volte podestà di Firenze. Oltre che a Firenze, fu podestà di Gubbio, Siena, Todi, Pistoia e Lucca.

Alle sorgenti della storia – L’Arcipelago Canario al suo apparire

È ormai coscienza acquisita che Lanzarotto Malocello rimase a Lanzarote per una ventina di anni. Sappiamo per certo che fu sua opera edificare un castello o torre sul quel territorio. In quell’area egli visse trovando di fatto il luogo ideale. Sappiamo inoltre che mosse alla volta di Genova. Un atto importante – oggi perduto – testimonia la sua presenza in questa città. Altri atti, di qualche anno precedenti, lo collocano di passaggio nelle Isole Baleari e in Francia. Il quesito ancora da risolvere è di sapere con precisione in che punto dell’isola era stata realizzata la costruzione. Sembrava che tale interrogativo fosse stato risolto da Augustin Pallarès Padilla, il quale ricorda come nell’opera Le Canarien il castello viene indicato come costruito verso l’interno dell’isola. A sua volta, lo studioso Marin de Cubas afferma che le rovine di tale castello si trovassero nel “posto di Guanapayo”.

Processare Colombo ? Dalle Isole Canarie al Nuovo Mondo.Le scoperte geografiche alla sbarra….

E’ sempre difficile scrivere della buona storia, ma riuscire a ridurre in piccolo formato più di 500 anni lo è ancora di più. E sicuramente è assai più ostico far comprendere a chi si nutre di fake news d’oltreoceano quanto poco centri con le sevizie subite, nel corso dei secoli dalla popolazione amerindia la figura di Colombo – che, è bene ricordare al lettore poco addentro all’argomento- spirò a Valladolid nel 1506, convinto d’aver raggiunto Cipango e non un nuovo continente.