Andar per mare…quinta puntata. Fra’ Mauro Giovanni da Carignano, cartografo
di Anna Maria Barbaglia
Un angolo di rilievo tra i cartografi del medioevo lo dobbiamo dedicare al Carignano. Siamo intorno alla metà del XIII secolo quando nacque e lo si deve ricordare nella storia della cartografia in quanto ha compilato e firmato una carta che rappresenta le coste del Mediterraneo, del Baltico, del ma Nero, del mar d’Azov, le coste dell’Africa settentrionale e dell’Asia, ma anche l’interno dei territori con località, fiumi, monti.
Ma andiamo al personaggio.
Fu presbitero e poche sono le notizie sulla sua vita, ma, da un documento facente parte dell’archivio diocesano sembrerebbe che, a partire dal 9 giugno 1291, fosse divenuto il Rettore Eletto della parrocchia di san Marco al Molo che si trovava nei pressi del porto di Genova che, in quel periodo, rappresentava la base principale di tutta l’attività commerciale delle città marine ed una delle maggiori sedi dei commerci di tutto il Mediterraneo.
Sembra che fosse stato proprio lui a far costruire la canonica presso la quale passavano i capitani delle navi genovesi e non solo. Proprio nei pressi della canonica vi era un “ufficio” dove venivano registrate partenze ed arrivi delle navi e vi era anche la sede di coloro che costruivano botti per il trasporto sul mare di tutte quelle merci che, per essere trasportate, era necessario “imbottarle”; vi era la sede di coloro che vendevano remi provenienti dalla Val d’Aveto situata tra Liguria ed Emilia ed oggi inserita nella città metropolitana di Genova.
Proprio da questa regione provenivano moltissimi uomini che si trasformavano in marinai e si imbarcavano pagati da coloro che non volevano prestare servizio per la Repubblica. Molti divennero boscaioli che tagliavano il legno e lo forgiavano per costruire remi per le navi della potente Repubblica Marinara. Proprio la Val d’Aveto, per secoli, è stato bacino privilegiato e fonte inesauribile di questa industria grazie alle faggete presenti nella zona.
Il nostro Mauro, nei locali della chiesa, effettuava un vero e proprio commercio, vi si trovavano strumenti necessari alla navigazione quali vele, antenne, timoni, sartie e, se del caso, concedeva in affitto locali ai mercanti di passaggio. Ciò provocò lamentele ed addirittura diffide per un uso non consono dei locali di proprietà della chiesa. Intervenne la Curia Pontificia che, però, consentì al Carignano la prosecuzione di tale attività. Sembrerebbe, da alcuni documenti, che Mauro prestasse, chiaramente restituite con interessi, cifre di denaro anche ingenti, ai mercanti.
Ne parlo su questa pagina in quanto molto interessato alla cartografia nonché disegnatore lui stesso.
Era contemporaneo di Pietro Vesconte, trattato in precedenza. Anche lui, come il Vesconte, firmava le carte, in particolare nella sua più famosa produzione troviamo la firma in corrispondenza del mar Baltico “Presbiter Joannes Rector Sancti Marcicde Portu Janue me fecit (il prete Giovanni, Rettore di san Marco al Molo di Genova, mi fece)”.
Non risulta che il Carignano fosse un gran viaggiatore anche se pare avesse affrontato un viaggio sul Mediterraneo tra l’aprile ed il settembre del 1316 per arrivare in Sicilia: non si hanno documenti di altri viaggi.
La fama di Marco è dovuta proprio alla carta sopra citata che descriveva, come la maggior parte delle carte compilate in quel periodo, zone oltre il Mediterraneo. Tale documento, purtroppo, non è più visibile nel suo originale che era conservato in Firenze presso la Biblioteca Nazionale. Fu trasportato in Napoli per una mostra dove andò distrutto nel bombardamento che colpì la città nel 1943.
Esistono delle riproduzioni fotografiche mal eseguite ed insoddisfacenti.
Il Carignano per la compilazione delle sue carte si basò soprattutto sulle testimonianze e sugli appunti delle numerosissime persone che viaggiavano soprattutto per motivi commerciali e che, pertanto, conoscevano anche l’interno dei territori da lui conosciute durante la loro permanenza a Genova sul territorio della chiesa di san Marco della quale, come detto, era rettore.
Tra le tante persone con le quali ebbe modo di relazionarsi ci furono i facenti parte di una delegazione armena, una delegazione di ambasciatori etiopi ed emissari provenienti dalle più disparate zone.
Il territorio intorno alla chiesa di san Marco e le strutture create dal Carignano, erano ottime per ricettività e, quindi, anche per la raccolta delle informazioni.
Non si conosce con certezza la data in cui morì, ma la sua morte potrebbe essere avvenuta tra il settembre del 1329 ed il maggio 1330. Ciò si desume da due atti notarili l’ultimo dei quali riguarda proprio la sua eredità che risulta divisa tra i suoi fratelli Ansaldo e Giacomo.
Cercherò ora di entrare un po’ più nel dettaglio di questa carta.
È una carta disegnata su supporto membranaceo probabilmente animale o in pergamena. È considerata dagli studiosi la testimonianza di come la cartografia genovese fosse più avanzata rispetto alle altre (d’altra parte anche il Vesconte aveva origini genovesi) per l’uso del reticolato, frutto di precisi studi sulla geo-cartografia, infatti è strutturata in due parti che ci riportano alla carta Pisana ed alla carta che si trova presso l’Accademia Etrusca di Cortona. Queste due carte ci mostrano i profili delle coste con una lunga serie di nomi delle località, mentre il Carignano, vi riportò i disegni delle terre interne, una scala in miglia ed il sistema della Rosa dei Venti.
L’area rappresentata su questa carta è molto vasta e comprende la Gran Bretagna, l’Irlanda, lo Jutland e la Scandinavia a Nord, invece verso Sud, il mar Nero, il mar d’Azov il cui contorno è abbastanza preciso come pure i confini della Francia e della penisola Iberica; verso Sud la linea descritta arriva fino a Gozola o Gozora (regione del Marocco intorno a Wādī Nün. Sembra che imbarcazioni dei Fratelli Vivaldi, nella loro spedizione alla ricerca di una rotta per le Indie, siano state viste per l’ultima volta proprio da questa località.
La Società Geografica Italiana nel testo “Biografia del Viaggiatori Italiani” curato da Pietro Amat di San Filippo che contiene anche numerosissime carte al numero identificativo 9 è riportato quanto segue:
9 – Prete Giovanni da Carignano
Sec. XIV (principio) – Carta nautica ms; rettangolare da tre lati sporgente in fuori in modo irregolare dal lato E, su pergamena di m. 0,62×0,92, in lingua latina, carattere semigotico, colori usati, naturale, verde, azzurro, bianco roso e nero, ben conservata in un foglio.
Comprende: tutta l’Europa centrale e meridionale e parte della settentrionale; Asia Occidentale; Africa Settentrionale.
Al Nord: parte meridionale della Scandinavia; all’Est: Golfo Persico e parte della Persia; al Sud: il deserto di Sahara ed il Libico; all’Ovest: l’Atlantico.
Scala di 1:5.5000 circa; proiezione piana, di fronte alla scala c’è questa annotazione in parte estinta: NOTA QUOD QUODLIBET SPACIUM DENOTAT miliaria decem, maius spacium denotat miliaria quinquaginta ET HECMENSURA… Per mare LICET NON in omnibus per terram propter vias tortuosas.
Le rose dei venti sono 32, a linee nere, verdi, rosse, 8 nere per i venti cardinali, 8 verdi per i mezzi venti, 16 rosse per i quarti venti. Queste linee in più luoghi s’incrociano formando altre rose di 24 e 16 venti.
Vi si riscontra in particolare: la sottoscrizione dell’autore, varie annotazioni etnografiche e descrittive sull’Africa. Nella Lituania si nota che un tempo vi furono Amazones femine bellatrices. In vicinanza di Cherson (Crimea) Hic sumersus fuit Sanctus Clemens. Le città principali hanno il loro stemma; in Italia si notano: Milano e Genova (croce), Venezia (leone), Firenze (giglio), Roma (chiavi). In africa quasi tutte le città sono distinte con la mezzaluna ed alcune hanno forma di castelli.
Firenze, Archivio di Stato, Carte nautiche ecc. Num 2 (provenienti dall’Archivio Diplomatico).
Questo brano è tratto dal libro “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie” di Alfonso Licata (pagg. 135-136) che ringrazio
Fu il nostro Mauro ad inserire, per primo, le zone interne delle località, il percorso dei fiumi, di numerose città che erano distinte tra di loro per la presenza di cerchi con all’interno gli stemmi. Sulla Sardegna vi era lo stemma aragonese, mentre gli studiosi hanno riconosciuto i luoghi sottomessi dai Musulmani o dai Tartari.
Altri toponimi molto interessanti che si trovano sulle carte del Carignano sono Sigilmessa, Oualata e, più a Sud Palola, località molto importanti soprattutto per il commercio dell’oro.
L’opera realizzata da Mauro Giovanni da Carignano influenzò molto la futura compilazione delle carte a partire dall’Atlante Catalano di Abramo Cresques del quale parlerò più avanti.
–https://storiapatriagenova.eu/
–https://saprirovinata.wordpress.com/
-“Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie” di Alfonso Licata
CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO – GENOVA