Il lago di Bolsena nella Divina Commedia
di Anna Maria Barbaglia
Il lago di Bolsena, rispetto agli altri laghi italiani, è il quinto per estensione, ha, infatti, una superficie di circa 114 chilometri quadrati ed una profondità accertata di 154 metri. Circondato dai Monti Volsinii, si trova a 305 metri sul livello del mare. Situato nel Lazio Settentrionale, è il centro del complesso vulcanico Vulsino ed è stato identificato da autori latini tra cui Plinio il Vecchio come “Il gran lago tarquiniense d’Italia”, mentre altri lo hanno chiamato “lago Ciminus”. Plinio, poi, lo chiamerà “Lago Volsiniensis” e lo stesso appellativo viene dato da Vitruvio. Altri nomi seguiranno, ma quello più conosciuto e che è giunto fino a noi è quello di Vulsiniensis che fa riferimento alla cittadina attuale di Bolsena, erede, come Volsinii Nova, dell’etrusca Velzna o meglio dell’attuale Orvieto. Il lago, privo di un immissario, è ricco di attività idrotermali in quanto fornito abbondantemente di sorgenti di acque termali e di acque minerali. È ricco di diverse specie di fauna ittica quali il luccio, la tinca, la carpa, il lattarino, l’anguilla, il coregone e la trota.
Le anguille di Bolsena furono molto apprezzate dai Papi tanto che risulta che a Martino IV piacessero così tanto che, per farne esaltare il sapore, le facesse annegare nella vernaccia dopo averle allevate nel latte. Nel Purgatorio, Dante nomina questo Pontefice nel cerchio dei Golosi: “Ebbe la Santa chiesa in su le braccia dal torso fu, e purga per digiuno, le anguille di Bolsena e la vernaccia” (Purg. Canto XXIV).
Il Petrarca annoverò le anguille di Bolsena fra i vantaggi che avrebbe avuto il Pontefice se fosse ritornato in Italia abbandonando Avignone.
Le isole
Si trovano, la Martana davanti all’abitato di Marta e la Bisentina di fronte a quello di Capodimonte. L’isola Martana mostra ancora, nella parte alta che raggiunge i 68 metri sul livello del lago, i ruderi delle costruzioni della Rocca e di un Monastero. È ricordata in quanto in essa fu tenuta prigioniera Amalasunta, regina dei Goti, che fu poi uccisa. La seconda, la più grande, mostra ancora diverse costruzioni databili alla seconda metà del ‘400. Già abitata in epoche remote, presenta ritrovamenti etruschi e romani. Nel IX secolo, da molti paesi che circondano il lago, molti abitanti vi si rifugiarono per sfuggire alle incursioni saracene. Nel medioevo, inclusa nella provincia orvietana chiamata “Val di Lago”, cadde nel 1200 nella dominazione dei Signori di Bisenzo che furono un ramo degli Aldobrandeschi della Maremma. Ma questi, vista l’impossibilità di avere la collaborazione degli abitanti, la abbandonarono dopo averla messa a ferro e a fuoco. Nel 1261 con Urbano IV, insieme alla Martana, fu inclusa nei domini della Chiesa. Furono ricostruiti la Rocca ed il villaggio allora soggetti alla Diocesi di Orvieto. Sul Monte Tabor fu realizzato, in un pozzo di epoca romana profondo circa 30 metri, un carcere terribile e perpetuo dove la Chiesa detenne i suoi prelati macchiatisi di eresia. Nel 1300, l’isola passò ai Farnese ed i medesimi scelsero questa come luogo sul quale far costruire i sepolcri di famiglia. All’epoca il diritto di questi ultimi sull’isola era un mero stato di fatto, ma Paolo III Farnese, nel 1534, costituì a favore del figlio il Ducato di Castro inserendo le due isole, fino ad allora dominio della Chiesa, nello stesso. Negli ultimi anni del 1500, i Frati Minori abbandonarono il convento sostituiti dai Cappuccini che, nel 1631, furono a loro volta sostituiti dai Romiti Camaldolesi. Dopo la distruzione di Castro e la sua scomparsa, le due isole ritornarono alla Chiesa. Nel 1670 Papa Clemente X affittò l’isola al beneventano Nicola Tusi. Nel 1707 l’sola fu concessa per la villeggiatura al vescovo di Montefiascone. La Bisentina, nel 1752, fu concessa dalla Camera Apostolica in enfiteusi al conte Giraud, dietro la corresponsione annua di due scudi. Da allora molti furono quelli che entrarono in possesso dell’isola fin quando la medesima, nel 1912 fu venduta alla principessa Beatrice Spada Ravaschieri, moglie del duca Enzo Fieschi Ravaschieri di Rocca Piemonte. in questi ultimi anni il principe Giovanni Fieschi Ravaschieri Del Drago ha riportato l’isola agli antichi splendori.
Sulle rive del lago Numerosi centri abitati si trovano intorno al lago. Bolsena che gli ha dato il nome, Montefiascone con la sua rocca fatta edificare da Urbano IV, Marta che ospita molti edifici medievali, Capodimonte identificata con l’antica Bisenzo, Valentano con la sua Rocca Farnese, Gradoli che è situata su uno sperone di tufo, Grotte di Castro con le caratteristiche abitazioni in tufo su uno strapiombo e la più moderna San Lorenzo nuovo edificata alla fine del secolo XVIII per l’abbandono della vecchia San Lorenzo che si trovava in una zona malsana.
Il castello di Bolsena
Il castello è notevole sia per la sua mole, sia per la concezione e la realizzazione. Fu costruito dagli Orvietani nel 1200 e rinforzato nel 1300. Si tratta di un edificio a pianta quadrilatera con quattro torri angolari di cui una, più alta delle altre, ne costituisce il mastio. Il castello, raccordato alle mura dell’abitato, funge da perno difensivo visto che occupa la parte più alta e laterale di quest’ultimo. Posizionato ad una grande altezza, con lo slancio della sua torre e delle sue mura che si sommano alla disposizione ambientale, risulta fortemente avvantaggiato nella difesa piombante tipica del periodo medievale, ma questo denota anche il gusto severo dell’epoca gotica. La sua conservazione è ottima ed il suo interno, oggi, è adibito a museo. Fu restaurato dopo un saccheggio avvenuto per opera dei Bolsenesi stessi nel 1815 per impedire la sua concessione a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone I.