Un balcone all'Universo per la ricerca scientifica Italiana
Le isole Canarie: un nome mitico che fin dall’epoca della Grecia Classica evoca l’Atlantide perduta o i Campi Elisi, le ‘isole fortunate’ in cui regna l’eterna primavera. .
Ma negli ultimi decenni il destino dell’arcipelago è cambiato ancora una volta: non più solo base avanzata della Spagna e dell’Europa verso altri continenti, terra di scambi commerciali e culturali, ma invece e soprattutto, nei sogni di milioni di turisti, paradiso di sole e spiagge, acque trasparenti e clima benigno anche d’inverno, a poche ore di volo da casa e alla portata di quasi tutte le finanze. Gli scienziati sembrano sicuri che non si tratti dei resti dell’Atlantide perduta, però senza dubbio il mito delle ‘isole fortunate’ si è rivelato ben fondato, almeno agli occhi del moderno viaggiatore.
Però se le immagini delle spiagge deserte e delle interminabili distese di sabbia bianca circondate da acque turchesi riempiono i cataloghi degli operatori turistici, nelle riviste scientifiche le foto più spettacolari ed ammirate ritraggono ciò che senza dubbio è il maggiore contributo delle Canarie alla Scienza: il cielo notturno.
Sì, perché per i ricercatori queste isole sono sinonimo di Astronomia e Astrofisica.
Ma per che ragione studiare le stelle e le galassie proprio da queste zone? Tutti ricordano dai tempi della scuola i nomi degli osservatori astronomici un tempo assai famosi, come quello di Greenwich a Londra, per cui passa il Meridiano Zero, quello di Parigi, quello del Monte Palomar in California o quello di Arcetri presso Firenze; tuttavia a chi ha potuto visitarli non sarà passato inosservato il fatto che purtroppo quei telescopi, che hanno fatto la storia del conoscimento umano, oggigiorno sono utilizzati poco più che a fini turistici e didattici. Che cos’è successo quindi, che abbia costretto ad abbandonare la ricerca scientifica in questi luoghi? La risposta è presto detta: l’inquinamento luminoso.
L’estendersi dei centri abitati e l’utilizzo spesso irrazionale dell’illuminazione, che frequentemente si dirige in buona parte verso l’orizzonte e verso l’alto più ancora che verso il suolo, ha trasformato il cielo delle nostre città, al punto che distinguere le stelle è sempre più difficile. Dal punto di vista dell’Astronomia, un cielo non oscuro significa rendere impossibile distinguere gli oggetti meno brillanti, causa lo scarso contrasto rispetto al fondo e quindi ostacolare grandemente la ricerca. Se a questo si aggiunge anche l’inquinamento atmosferico, risulta chiara la necessità tanto per i professionisti come per gli astrofili di allontanarsi dai centri urbani, cercando zone di cielo non contaminato. Questa situazione, tanto dannosa per la Scienza, ha obbligato già da vari decenni a correre ai ripari, alla ricerca dei pochi luoghi del pianeta in cui il fenomeno dell’inquinamento luminoso è ancora inesistente o quasi, e che allo stesso tempo presentano altre caratteristiche tecnicamente necessarie al buon funzionamento di un moderno telescopio (assenza di nubi, turbolenza atmosferica minima, spessore atmosferico ridotto, ecc.).
Le ricerche condotte dall’Unione Astronomica Internazionale hanno potuto determinare che sono molto scarsi i luoghi sulla Terra dove coincidono le migliori condizioni per l’osservazione professionale del cielo; in concreto si tratta di alcune zone elevate del Cile (oltre i 4000 metri) e alcune montagne delle isole Hawaii (oltre i 4000 metri) e delle isole Canarie (a partire dai 2300 metri).
In quest’ultimo caso, sono due le isole che corrispondono al profilo richiesto:
scorso, delle installazioni permanenti, chiamate l’Osservatorio del Teide (OT), promosse dall’ Instituto de Astrofísica de Canarias (IAC), prestigiosa istituzione di livello mondiale con sede a Tenerife in cui lavorano attualmente più di un centinaio di scienziati proveniente da molti paesi europei ed extraeuropei.
Questo osservatorio ospita attualmente oltre una dozzina di telescopi tradizionali di vari paesi, oltre a strumenti robotizzati e installazioni scientifiche d’avanguardia nell’investigazione del fondo di microonde e delle onde gravitazionali.
Purtroppo, anche Tenerife, che conta oggi quasi un milione di abitanti e presenta importantissimi nuclei turistici, non è indenne dall’inquinamento luminoso; tuttavia le eccezionali condizioni di stabilità atmosferica ne fanno il punto più privilegiato del pianeta per lo studio del Sole e di alcuni fenomeni cosmici.
Invece l’isola di La Palma, le cui montagne che raggiungono i 2423 metri, a fronte di una superficie di poco più di 700 kmq, presenta condizioni ideali per l’Astronomia, sia riguardo all’inquinamento luminoso, sia alla turbolenza atmosferica. E’ da notare che le eccezionali caratteristiche del cielo notturno di quest’isola si presentano a un’altezza molto inferiore a quella degli altri punti privilegiati del mondo, cioè a soli 2400 metri e non a 4000, il che rappresenta un grande vantaggio sia per la costruzione dei telescopi che per il lavoro di ricerca, attività queste che si svolgono in condizioni normali e che non richiedono acclimatazione né bombole di ossigeno. A questo va unita la facilità di raggiungere l’isola in poche ore praticamente da ogni angolo d’Europa, il che ha trasformato il punto più elevato di La Palma, il Roque de los Muchachos, in uno dei siti più interessanti per l’installazione dei più grandi strumenti astronomici del pianeta. A partire dagli anni Settanta, una volta che sono state messe a punto le strade d’accesso e i collegamenti telematici necessari, l’Osservatorio del Roque de los Muchachos (ORM) ha incominciato ad ospitare i maggiori telescopi europei, alcuni smontati nei luoghi d’origine e qui ricostruiti, altri progettati ex-novo per questo sito.
Attualmente qui sono installati quasi una decina dei maggiori telescopi del pianeta, tra i quali un posto privilegiato spetta al maggior telescopio italiano, il Telescopio Nazionale Galileo (TNG), dedicato – e non poteva essere diversamente – al grande Pisano, padre dell’Astronomia e della Scienza moderna. Fiore all’occhiello della ricerca italiana, è stato inaugurato nel 1996 dal Presidente della Repubblica ed è attualmente il punto di riferimento per gli astrofisici nazionali; con uno specchio primario di 3,5 metri e con una cupola di disegno particolarmente originale, allo scopo di minimizzare la turbolenza e ridurre i tempi di acclimatazione, è dotato di vari strumenti di ultima generazione per lo studio spettrometrico del Cosmo nell’infrarosso e nel visibile ed è attualmente protagonista di diverse ricerche di avanguardia, come la scoperta di pianeti extrasolari, lo studio di stelle di bassa massa e l’individuazione di molecole prebiologiche in stelle lontane.
Il più importante telescopio del ORM è però il GTC (Gran Telescopio Canarias o GranTeCan), frutto di una collaborazione ispano-americana sotto la guida del IAC, che con il suo specchio primario segmentato di quasi 12 metri di diametro (equivalenti a 10,4 di specchio unico) è attualmente il più grande del mondo nelle frequenze della luce visibile e dell’infrarosso. Nei suoi ancor pochi anni di attività, si è già distinto nella scoperta studio degli oggetti più deboli e vecchi dell’Universo, giungendo fino a dove nessuno aveva potuto arrivare anteriormente.
Una storia particolarmente gloriosa presenta anche il britannico Telescopio William Herschel (WHT), che è in attività dal 1987. Da questo strumento sono stati scoperti la prima stella nana marrone e il primo lampo di raggi gamma.
Altri importanti osservatori, come il Nordico (NOT), il Newton (INT), il Mercator ecc. concorrono a fare dell’ORM il punto di riferimento della ricerca europea nell’emisfero nord.
Ma come si svolge l’attività di ricerca degli astronomi di oggi?
Forse osservando con l’occhio attraverso un cannocchiale, come ai tempi di Galileo?
E se poi il telescopio è distante migliaia di chilometri dal loro ufficio?
Oggi le cose sono cambiate: per poter osservare gli oggetti di interesse per le loro ricerche, gli scienziati presentano una richiesta per alcune notti di osservazione in uno telescopio in qualche parte del pianeta e si trasferiscono in loco nel periodo assegnato. Le ‘osservazioni’ non si fanno più guardando attraverso gli oculari, bensì raccogliendo enormi quantità di dati sotto forma di immagini digitali o di spettri luminosi, che poi vengono elaborate e studiate nelle loro sedi di lavoro nei mesi successivi. In molti casi, questa paziente ricerca a tavolino (o meglio al calcolatore) viene premiata con la scoperta di nuovi pianeti, fuori o dentro il Sistema Solare, buchi neri o fenomeni cosmici imprevisti, che frequentemente mettono in discussione le attuali teorie sull’Universo. Un lavoro senza dubbio affascinante, in cui la pazienza e la passione sono ingredienti indispensabili. Anche per il grande pubblico, o per il turista, è possibile avvicinarsi agli strumenti che estendono le frontiere della Conoscenza umana; ad esempio, ogni anno nel mese di agosto, l’ORM apre le sue porte, naturalmente durante le ore diurne, permettendo la visita gratuita di alcuni telescopi con la guida di un astronomo professionista. Ma esistono anche alternative che permettono a tutti di vedere il cielo ‘in diretta’:
In alcune isole agenzie turistiche specializzate gestite da appassionati offrono la possibilità di osservare con il telescopio i cieli stellati più privilegiati del mondo.
E’ da segnalare inoltre che anche Fuerteventura, isola famosa in tutto il mondo per le sue meravigliose spiagge bianche ma non dotata di alte montagne che permettano osservatori professionali, è stata insignita della distinzione di Riserva Starlight per la qualità ed oscurità del suo cielo notturno. Questa nuova iniziativa, promossa dalla Fundación Starlight con l’appoggio dell’UNESCO, intende avvicinare al grande pubblico il cielo stellato, attraverso la certificazione di alcune zone che godono di condizioni particolarmente favorevoli per l’osservazione e la fotografia astronomica, che possono essere visitate con guide specializzate in astroturismo.
Un balcone aperto verso l’Universo, quindi, queste isole fortunate, in beneficio tanto della Scienza come del profano: chi avesse l’opportunità di visitarle, non perda perciò l’occasione di alzare gli occhi al cielo e di riscoprire il meraviglioso spettacolo del Firmamento che, parafrasando una frase di Kant, non cessa di riempire di ammirazione il cuore dell’essere umano.
Vídeo: Observación Astronómica en el Teide, la mejor forma de ver las estrellas en Tenerife|
Dante Alighieri Canarias info.dantealighiericanaria”@gmail.com
con la colaboración por este articulo de “Enrique de Ferra Fantin“
Le isole Canarie: un balcone all’Universo per la ricerca scientifica italiana